Il mondo del lavoro è al centro di una rivoluzione e l’emergenza Covid-19 ha messo in luce la capacità di adattamento delle aziende a nuovi e imprevisti scenari.
Come evidenziato in un interessante articolo di Landscapes, web magazine di Frezza, solo chi ha dimostrato alta adattabilità e resilienza è riuscito a far fronte a uno scenario senza precedenti.
Appare chiaro che niente dovrà essere come prima e che ogni azienda dovrà intervenire per non ritrovarsi (nuovamente) impreparata.
Tornare dopo lo smart working
Per tanti lavoratori il ritorno in ufficio è stato un sollievo. I mesi del lockdown sono stati un banco di prova per lo smart working e non per tutti ha funzionato: il disagio causato da spazi domestici inadeguati, distrazioni, oppure dalla semplice nostalgia della quotidianità e della propria indipendenza è stato evidente.
Tuttavia per altri, a giudicare dai dati, la prova smart working è stata brillantemente superata.
Secondo l’indagine condotta da ANRA i lavoratori hanno riconosciuto che oltre il 70% delle proprie attività può essere svolto facilmente da remoto, contro l’11% dichiarato prima della pandemia.
Uno studio dell’istituto di ricerca Gartner dichiara che entro il 2030 la richiesta di lavoro a distanza aumenterà del 30% e l’82% delle aziende intervistate integrerà il lavoro da remoto a quello in presenza anche dopo l’emergenza.
Altro segnale importante è il recentissimo disegno di legge del Decreto Rilancio che renderà lo smart working una modalità di lavoro strutturale a partire dal 2021.
Sul nostro Blog abbiamo già discusso della “rivoluzione” smart working e dei vantaggi di questa modalità percepiti dai lavoratori.
Ma cosa accadrà all’ufficio post-emergenza?
Il ritorno in ufficio: come sarà la “nuova normalità”?

L’approccio dello smart worker al ritorno in ufficio potrebbe essere costellato da ragionevoli dubbi.
Come posso sapere se chi è seduto accanto a me è sano? Le sanificazioni avvengono in maniera corretta? Riusciremo a mantenere il distanziamento sociale?
Queste domande sorgono anche nelle aziende che fino a ieri si potevano definire all’avanguardia.
I nuovi spazi di lavoro non dovranno garantire solo il comfort, ma anche la sicurezza. Pulizie, sanificazioni e rispetto del distanziamento sociale non possono più essere un optional.
Così come non sarà più opzionale la capacità di gestire le emergenze future, a cui il mondo del lavoro dovrà far fronte con preparazione, competenze e quello spirito di adattamento di cui si parlava sopra.
Cosa fare per la propria azienda?

Come si deve comportare il datore di lavoro in questa situazione?
Si possono individuare almeno 3 macro aree di intervento:
Progettazione degli uffici, che dovranno essere adeguati alle nuove esigenze:
- Organizzazione degli spazi per garantire il distanziamento sociale
- Arredamento in grado di creare un’area sicura attorno a ogni lavoratore
- Utilizzo di materiali facilmente sanificabili
- Monitoraggio della qualità dell’aria
Redazione di precisi e rigorosi protocolli di sicurezza:
- Pulizia degli ambienti
- Regolamenti interni che prevedano l’utilizzo di mascherine, in particolari situazioni anche di guanti, e impongano il lavaggio delle mani frequente e accurato
- Sensibilizzazione del personale in merito ai rischi per la salute propria e dei colleghi
Organizzazione del lavoro:
- Suddivisione del lavoro tra presenza e smart working
- Riduzione dei lavori di gruppo
- Implementazione di strumenti digitali per la produttività e la condivisione dei dati
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